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Liberi pensieri su uno
straordinario pomeriggio di inizio agosto
Domenica 2 agosto ore 18:00, squilla il telefono “Martedì prossimo
la Rappresentativa Calcio
dei ragazzi di Brione e Val della Torre giocherà in amichevole con
la Nazionale
Olimpica del Mali”.
Tutto subito penso “E’ uno
scherzo”, ma il tono dell’interlocutore mi fa capire che la notizia è vera,
bisogna preparare la divisa ufficiale e trovarsi alle 16:00 del 4 agosto in
piazzale degli Alpini dove ci sarà il pullman che ci porterà ad Acqui Terme,
sede dell’incontro.
Comincio a raccogliere un po’ di
informazioni sulla Nazionale Olimpica del Mali, ha vinto il suo Girone di
Qualificazione, ad Atene 2004 e’ stata inserita nel Raggruppamento A con Grecia
(accidenti, sono quelli che hanno trionfato nel Campionato Europeo 2004), Corea
del Sud e Messico, la partita di esordio sarà alle 20:30 di mercoledì 11 agosto
con il Messico a Volos. Nella Rappresentativa sono inseriti giocatori che
militano nei Campionati Professionistici di Francia, Inghilterra e Germania, è
presente anche il Capocannoniere 2004 del continente africano, la Scarpa d’Oro
d’Africa; comincia ad affiorare un po’ di timore “Come potremo giocare contro
avversari di questo calibro?”
E’ arrivato il grande giorno, è un
pomeriggio di caldo soffocante, mentre carichiamo le borse sul pullman mi rendo
conto, guardando negli occhi i miei compagni, che nella nostre menti si
affollano gli stessi sentimenti: entusiasmo, gioia, volontà di ben figurare,
rispetto, incredulità, e perché no, anche un po’ di timore.
Durante il viaggio si studiano le
tattiche, prima il 4-4-2 poi il 4-1-3-2 anche se un po’ di 3-4-3 potrebbe
essere utile in caso di difficoltà; si comincia a fantasticare sui nostri
avversari, si dice che siano tutti alti due metri, che corrano i cento metri in
dieci secondi netti, durante gli allenamenti si legano dei pesi alle caviglie
che variano da cinque a venti chilogrammi, qualcuno afferma che durante
l’ultima amichevole gli avversari si siano ritirati per manifesta inferiorità,
siamo tutti consapevoli che si tratta di favole ma è un modo per esorcizzare
l’attesa di un fantastico evento.
Un cartello stradale ci informa che
mancano alcuni chilometri all’arrivo, iniziamo a cantare e a parlare ad alta
voce, dobbiamo caricarci , mancano pochi minuti al fischio di inizio.
Siamo arrivati, mentre scendiamo
dal pullman vediamo i nostri avversari che stanno completando le operazioni di
riscaldamento, la Nazionale Olimpica del Mali è sul campo con la sua divisa
ufficiale e sta aspettando noi per una partita amichevole, chissà perché mi sta
prendendo una strana sensazione, lo stadio si sta trasformando, le tribune sono
altissime e ci sono migliaia di spettatori, le splendide colline della Valle
del Bormida che ci stanno attorno cambiano il loro colore, dal verde intenso
dei vigneti passano ad un bruno di terra arsa dal sole e su una di esse compare
il Partenone, sta per avere inizio la Finale Olimpica.
L’arbitro ha dato il via alla gara,
questi ragazzi con la maglia verde ed i pantaloncini gialli sono uguali a noi,
anche loro stanno vivendo un sogno, come noi, anche se su dimensioni diverse,
sono consapevoli di potersi confrontare con atleti di differente cultura e
professionalità, animati dallo spirito sportivo più elevato basato sul
reciproco rispetto.
Poco importa cosa è successo nei
novanta minuti, poco importa il risultato della gara, la partita è finita ed un
brivido corre lungo la schiena quando, a centrocampo, tutti assieme ci chiamano
per le fotografie di rito.
Mi guardo intorno, le nuvole della
sera cominciano ad oscurare le colline circostanti, accanto a me c’è un ragazzo
del Mali, un ragazzo che fra qualche giorno sarà in Grecia a vivere
un’esperienza unica, assieme a migliaia di altri uomini e donne per
confrontarsi, ciascuno nella propria disciplina, nel sacro nome dello Sport.
E’ ora di tornare a Valle, saliamo
sul pullman, mi giro e di nuovo ritorna la strana sensazione, nelle ombre del
crepuscolo vedo brillare sopra il campo che ci ha ospitati la bandiera con i
Cinque Cerchi Olimpici.
Durante il viaggio di ritorno c’è
una pace ed un silenzio straordinari, ripenso al numero 10 che correva come una
gazzella, ripenso al numero 7 che quando saltava sembrava prendesse il volo,
ripenso al numero 12 e mi chiedo come abbia fatto a calciare quando la palla
era ancora dietro al suo piede, rivedo il numero 18 essere il dominatore
assoluto della fascia destra e mi sento felice, io ed i miei compagni siamo
consapevoli che non è stato un sogno, dentro di noi la gioia e la soddisfazione
di aver vissuto un’esperienza magnifica e la certezza di poter dire, anche a
distanza di molti anni, IO ERO PRESENTE.
stati d'animo dei nostri ragazzi raccolti da Giovanni B.
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