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operaie

Era il freddo inverno americano del 1908 quando, nella città di New York, le operaie della Cotton scesero in sciopero per rivendicare condizioni di lavoro più umane.
Dopo alcuni giorni di sciopero e di occupazione, il sig. Johnson, padrone di quell’industria tessile, come ritorsione decise di far bloccare dall’esterno tutte le porte dello stabilimento. Improvvisamente, l’8 marzo, l’edificio prese fuoco e tutte le operaie rinchiuse persero la vita.

Le ipotesi sull’origine dell’incendio spaziano dalle cause fortuite al dolo da parte del Johnson; in ogni caso è orrenda la verità per cui il padrone abbia chiuso a chiave tutte le vie di fuga impedendo consapevolmente alle operaie di salvarsi.

Fra le povere operaie morte in un modo così brutale, c’erano anche immigrate italiane che, con il loro lavoro, speravano di vincere onestamente la miseria; ma così non fu, persero la vita per cercare di ottenere un minimo di giustizia sociale sul posto di lavoro, per combattere l’arroganza, per lasciarci un insegnamento di coraggio e di coerenza da cui tutti noi (soprattutto gli uomini) dovremmo apprendere.

E’ a queste operaie che Rosa Luxemburg si ispirò per proporre l’8 marzo come giornata in cui ricordare tutte le donne tragicamente perite nella lotta allo sfruttamento e per portare agli occhi di tutti quella battaglia, che ancor oggi si combatte, per ottenere l’emancipazione sociale, culturale e politica, dell’altra metà del cielo.

Nel primo dopoguerra ebbe origine l’abitudine di donare una mimosa, fiore che caratterizza la giornata della donna, da un’iniziativa dell’UDI (Unione Donne Italiane) che identificò in questo fiore giallo la gioia e la vitalità femminile. Primo elemento colorato, che annuncia il passaggio tra la morte invernale e la vita primaverile, il fiore della mimosa ben si presta a rappresentare il sacrificio di tutte le donne verso la rinascita della vita in un mondo più giusto.

L’8 marzo deve essere dunque un momento di festa ma anche l’occasione per ricordare tutto ciò che le donne hanno fatto, stanno facendo e faranno per l’intera umanità; un giorno in cui evidenziare la condizione femminile per poi riportarla nella vita quotidiana ribadendo con fermezza l’uguaglianza tra i sessi, cosa che pare tanto ovvia ma che in realtà non è.

Noi uomini ci sentiamo debitori verso chi, in silenzio e con abnegazione, ha sempre lottato al nostro fianco; vogliamo che non ci siano più caporali e sottomesse ma soltanto un’unica grande famiglia umana in cui tutti non siano donne o uomini ma solo persone uguali con stessi diritti e medesimi doveri; solo così l’umanità potrà guardare al futuro con la speranza di crescere serenamente.

In chiusura mi permetto di formulare a tutte le donne i miei più calorosi auguri per questa ricorrenza ma soprattutto perché sia presto raggiunta quell’uguaglianza che, in cuor mio, auspico intensamente.

Buon 8 marzo a tutte!!!

mimose

Giovanni VISETTI
g.visetti@valdellatorre.it

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