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Don Giovanni Vitrotti, parroco di Alpignano dal 31 gennaio 1932 al 1968, pubblicò, nel 1970, il volume “Cronistoria alpignanese”; ed è proprio da questa fonte che, con riferimento al settembre 1943, apprendiamo che: “Corre voce che circa 500 giovani si trovino sul colle del Lys, intenti, sotto la guida di ufficiali, ad organizzarsi per la guerriglia contro i tedeschi”.
A conforto di quanto scritto dal parroco di Alpignano si ha notizia di bande partigiane che, in quel periodo, si trovavano sparse a Villardora, Almese, Rubiana e Val della Torre.
Il compito di questi raggruppamenti fu inizialmente organizzativo per poi concretizzarsi in operazioni di sabotaggio e raggiungere, col tempo, la vera e propria insurrezione armata contro i tedeschi e la dittatura fascista.
Sin da questi primi mesi ebbe inizio lo stillicidio di morte che le milizie tedesche e le brigate nere perpetrarono nei confronti di quelli che definivano “ribelli”. Una lapide muraria, situata in via Castello angolo via Trucco Rossato a Val della Torre, ricorda alcuni giovani partigiani stroncati barbaramente dal piombo nazifascista il 7 ottobre 1943.

Sul finire del 1943, i gruppi partigiani della bassa Val Susa furono raggiunti e guidati da ufficiali, come Carlo Carli, Walter Fontan, Marcello Albertazzi e Felice Cima, che, con il loro coraggio e la loro intraprendenza, diedero vita alla resistenza nei nostri territori. Fu Felice Cima che assunse la guida dei partigiani dislocati nella zona tra Condove e le porte di Torino, coprendo anche Val della Torre.
Il primo compito assolto da questi partigiani fu lo svolgimento di azioni offensive di largo respiro tra le quali si può ricordare l’attacco, avvenuto il 6 novembre 1943, alle casermette di Borgone e, sempre in novembre, le operazioni atte a far saltare i binari della ferrovia per Torino e appoggiare così gli scioperi nel capoluogo.

Il 25 novembre, il gruppo di Cima attaccò, presso Condove, un colonna di autoblindo tedesche. Questa azione provocò una reazione da parte del comando tedesco di zona che si limitò a proclamare il coprifuoco da Susa ad Avigliana dalle 18 alle 7.
Due giorni dopo, il 27 novembre 1943, il comandante Felice Cima, di ritorno da una riunione tra i responsabili dei vari distaccamenti tenutasi a Novaretto, cadde in un’imboscata delle SS nella zona di Caprie; ferito, venne catturato e condannato a morte, avrebbe compiuto 22 anni pochi giorni dopo.
Con Cima persero la vita il comandante Marcello Albertazzi e l’autista Camillo Altieri.

Il gruppo di ribelli, come venivano definiti i partigiani dai repubblichini, continuò a crescere e a meritare il consenso della popolazione che, in forme più o meno evidenti, aiutò questi giovani che sui monti difendevano la libertà.
Come scrisse G. Salvemini nel 1950: “dietro agli uomini che rischiavano la vita nei colpi di mano contro i tedeschi e contro le brigate nere, c’era una seconda linea che provvedeva i viveri, nascondeva i feriti e proteggeva la fuga degli sconfitti”.

Nei primi mesi del 1944, le formazioni partigiane con giurisdizione sul territorio che comprende Val della Torre (da Condove alle porte di Torino) vennero costituite in 17a Brigata Garibaldi “Felice Cima”, facente parte della III Divisione Garibaldi, al comando di Alessio Maffiodo (Alessio).
Il comando dei vari distaccamenti fu affidato a valorosi partigiani che seppero guidarli con coraggio ed abnegazione nelle numerose operazioni belliche compiute.

La rappresaglia tedesca e delle brigate nere continuò a mietere vittime.

Il 15 aprile 1944 furono giustiziati Mulatero Carlo e Callet Elio sulla strada che da Grange di Brione conduce a Caselette. Un cippo, posto sul luogo dell’esecuzione, ricorda ai posteri questi martiri della libertà.
 
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Giovanni VISETTI
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