sito non istituzionale
il portale di VAL DELLA TORRE
Home Page La PROCESSIONARIA del pino, un flagello dei boschi

L'AMBIENTE

2012 : UFO a VdT ?

IL TERREMOTO

LA NEVICATA
febbr. 2004

galleria fotografica

LA MONTAGNA FERITA
ancora un incendio

L'ENNESIMO INCENDIO
una testimonianza

I MASSI ERRATICI
le grandi pietre

LE ZANZARE

IL CINGHIALE

LA NEVE

I FUNGHI

L'AIRONE CINERINO

L'INCENDIO DEL 14 MARZO 1992

IL TORRENTE CASTERNONE

UNA RARITÀ BOTANICA
Euphorbia gibelliana

ECOLOGIA DI UNA FARFALLA
Maculinea telesius

PROCESSIONARIA
flagello dei boschi


Purtroppo anche molti alberi della nostra verde vallata sono soggetti all’attacco della Processionaria, subendo una defoliazione affiancata da un indebolimento generale che li porterà alla morte.

Questo lepidottero dal nome scientifico Thaumetopoea pityocampa (Shiff), è giustamente considerato un parassita che causa seri danni alla vegetazione arborea ed anche implicazioni sanitarie riconducibili a fenomeni allergici cutanei e respiratori.
Gli alberi colpiti appartengono alle seguenti specie: Pinus pinea, P. pinaster, P. larico, P. nigra, P. silvestris, P. halepensis, P. marittima, Cedrus daedora, C. libani, C. atlantica.

Nelle zone particolarmente colpite dal parassita, durante i periodi di siccità, si disperdono nell’aria peli microscopici ripieni di acido formico. Questi causano arrossamenti cutanei e gonfiori, mentre, in altre persone, possono provocare violente crisi allergiche. Per difendersi da queste patologie è possibile spalmare, sulla cute esposta all’aria, vaselina o altre sostanze grasse e proteggere gli occhi con occhiali chiusi di lato. E’ pure consigliabile l’utilizzo di una mascherina onde evitare l’immissione per via respiratoria dei piccolissimi peli urticanti.

Caratteri morfologici
La Thaumetopoea pityocampa è una farfalla crepuscolare e notturna. Risulta quindi difficoltoso l’avvistamento dell’adulto durante il giorno, ciò anche perché si mimetizza e abita la parte alta dell’albero. E’ comunque una farfalla con corpo tozzo, apertura alare di circa 3 cm. e con colorazione grigio – marrone chiaro poco appariscente, come del resto la grande maggioranza dei lepidotteri notturni.
La collocazione sistematica è controversa poiché alcuni entomologi ascrivono questo genere alla famiglia Notodontidae, mentre altri hanno coniato una famiglia a parte, i Thaumetopoeidae.

Ciclo vitale
Verso la fine di agosto, dalle 150 / 300 uova deposte dalla femmina attorno ad un ago di pino, nascono le larve che, dopo essersi irrobustite rosicchiando gli aghi dell’albero che le ospita, iniziano la costruzione del nido con la seta da esse stesse secreta.
A fine settembre circa il nido appare ultimato e sito nella zona apicale dei rami o, meno frequentemente, nelle biforcazioni.
La sua grandezza è determinata dalla popolazione ospitata che può raggiungere i 2000 / 3000 individui.
La struttura del nido consente ai bruchi di superare l’inverno in un ambiente sufficientemente caldo e confortevole. Ai primi tepori primaverili, verso marzo, i bruchi escono dal nido per nutrirsi degli aghi della pianta ospite e, come la mitica Arianna insegna, tornano al nido usando come guida un filo di seta all’uopo secreto. Alla fine di aprile – maggio le larve, ormai cresciute, scendono a terra formando lunghe processioni sul tronco e sul terreno (da cui il nome comune di Processionaria) interrandosi ad una profondità di 8 / 10 cm.. Qui si chiudono in un bozzolo e vi restano per un periodo variabile dai 2 ai 4 anni. Le immagini (adulti) sfarfallano nel mese di luglio.

Antagonisti naturali e metodi di lotta
Tra gli animali che sono in grado di predare o parassitare le larve di Processionaria si annoverano numerose specie di Ditteri e di Coleotteri.
Fra questi ultimi riveste particolare importanza Calosoma sycophanta (L.) (fam. Carabidae) dal bel colore verde metallico.

Sono pure antagoniste di T. pityocampa le formiche rosse ( Formica rufa L.) e, tra gli uccelli il Cuculo che riesce a cibarsi delle larve senza subire danni dai peli urticanti. Pare superfluo rammentare che le popolazioni degli animali citati non devono essere ridotte per nessun motivo onde ridurre il dilagare della Processionaria.

I metodi di lotta che l’uomo attua contro questo flagello sono di diversa natura. E’ possibile iniettare nello xilema del tronco, tramite un tubicino d’alluminio piantato ad arte, una soluzione antiparassitaria idonea contenuta in una capsula collegata al tubicino stesso (sistema “Injector Mauget”). L’albero viene contaminato dall’antiparassitario che, a sua volta, viene ingerito dalle larve mentre si nutrono e ne causa la morte. Un altro metodo di carattere chimico consiste nell’irrorare l’interno del nido con un antiparassitario a contatto. Per ottenere ciò si usa un tubo terminante ad uncino che sarà infilzato nel nido da un operatore sull’albero mentre un altro a terra azionerà la pompa. Il liquido, fuoriuscendo dagli ugelli inonderà il nido provocando la morte del parassita.

Tra i metodi di lotta di carattere meccanico ricordiamo l’asportazione dei nidi tramite recisione dei rami infestati e successivo incenerimento, ed un sistema alquanto curioso: sparare ai nidi con normali cartucce per la caccia. Quest’ultimo metodo, praticato nei mesi freddi, causa la morte delle larve, oltre che in maniera diretta, anche per esposizione alle rigide temperature essendo il nido non più integro.

Negli ultimi anni sono state messe a punto delle tecniche di lotta biologica, tra queste l’uso di trappole a ferormoni. Queste trappole, costruite in maniera opportuna, usano come esca il ferormone sessuale specifico della T. pityocampa (cis-13-esadecen-11-in-1-i acetato), identificato nel 1981, che attira i maschi, impedendone così l’accoppiamento, in un raggio di circa 200 metri.

Un sistema che dovrebbe avvicinarci alla soluzione del problema è l’uso di un batterio con attività insetticida dovuta ad un’endotossina, prodotta durante la generazione delle spore, che è denominata delta-endo-tossina o cristallo parasporale. Gli alberi infestati vengono irrorati (tramite elicottero per vaste superfici) con soluzioni contenenti il batterio (Bacillus thuringiensis) che verrà ingerito dalle larve nutrendosi e causerà la loro morte. Negli Stati Uniti, dove l’uso del Bacillus thuringiensis è consentito dal 1961, non si sono evidenziati casi di danni arrecati all’uomo o all’ambiente.

Speriamo che sia la volta buona!. Chissà, forse si riuscirà a debellare questa antiestetica e molesta presenza dai nostri pini.

Giovanni VISETTI
g.visetti@valdellatorre.it

altri documenti dello stesso autore
Qualsiasi forma di riproduzione del contenuto del presente documento,
senza il preventivo consenso dell'autore, è espressamente vietata.


torna ad inizio pagina