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L'eccidio del Colle del Lys

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Alcuni Partigiani

I Caduti

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Gli aderenti al Movimento di Liberazione continuarono a crescere e non mancò la presenza straniera; un gruppo di circa 40 russi (ucraini e georgiani), che lavoravano alla riparazione della linea ferroviaria Torino – Avigliana, si aggregò alla 17a Brigata Garibaldi formando un distaccamento, comandato da Andrej Gretcko, che fu dislocato nel vallone di Rubiana.

Un cospicuo numero di partigiani cremonesi raggiunse la 17a Brigata per dar manforte in una posizione strategicamente rilevante essendo una via di comunicazione con la Francia.

La reazione dei nazifascisti alla considerevole crescita delle forze partigiane non tardò a farsi palese.
Il 2 luglio 1944 un’azione di rappresaglia, condotta da fascisti e tedeschi al colle del Lys, portò alla cattura di 26 partigiani che furono barbaramente torturati prima di essere trucidati.

Enrico Fogliazza (Kiro), allora stretto collaboratore del comandante Deo, così ricorda l’eccidio al colle del Lys: “Fu una scena terrificante: trovammo Franco Scala (Franco) massacrato da diverse pugnalate al basso ventre; il giovane medico della brigata quasi nudo con i genitali squarciati.

Raccapriccianti anche le condizioni dei cadaveri di Boccalini Edoardo (Bucalet), Zaniboni Alfredo (Fredo), Faleschini Benito (Sauro) e Conca Gianpiero, tutti di Cremona, del Guercio e di Guido di Collegno. Ventisei giovani erano stati massacrati in modo indescrivibile.”

Un monumento, posto sul colle del Lys, ricorda tutti i caduti della zona, proprio lì dove si è compiuta una delle più tragiche efferatezze della guerra in Val Susa.
I reduci dalla rappresaglia del colle del Lys si rifugiarono sulle pendici del Monte Rognoso e di li, con cadenza quasi giornaliera, il partigiano Gino di Rivoli, con due muli, faceva la spola con il magazzino di Val della Torre (Mulino di Punta) per rifornire dell’occorrente l’accampamento.
La lunghezza del tragitto imponeva il pernottando, al rientro, alla Madonna della Bassa per riposare i muli e le stanche membra.

Altre operazioni militari, che toccarono anche la popolazione civile, furono compiute dalle forze nazifasciste con l’intento di creare un clima di paura atto a far “terra bruciata” attorno al Movimento di Liberazione.
La reazione popolare fu contraria alle aspettative nazifasciste e la solidarietà verso le brigate partigiane crebbe. In alcuni comuni delle valli adiacenti al colle del Lys vennero celebrate messe a suffragio delle vittime dell’atroce eccidio e i parroci, con le loro prediche, seppero toccare il cuore della gente che aveva vissuto da vicino l’esperienza della rappresaglia compiuta da tedeschi e fascisti.

Anche Val della Torre venne colpita dalla ferocia dei rastrellamenti contro le brigate partigiane subendone in totale ben diciassette.
Nuovi distaccamenti partigiani vengono organizzati a Favella, Rubiana e Val della Torre. I partigiani scampati al rastrellamento del colle del Lys costituirono un nuovo distaccamento, che fu chiamato “Feleschini” in onore del più giovane dei martiri del 2 luglio, con al comando Amedeo Tonani (Deo) e si alloggiarono al santuario della Madonna della Bassa che, allora, era abbandonato da tempo.
Quando Deo prese il comando dell’intera Brigata, il “Faleschini” fu comandato dal cuneese Pasero Luciano (Luci) e la carica di commissario fu ricoperta da Novasconi Attilio (Barbarossa) che verrà trucidato dal nemico nel gennaio del 1945 con Panni Leonida (Leo).

Giovanni VISETTI
g.visetti@valdellatorre.it

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