La leggenda del corridoio LISBONA-KIEV
di
Marco Ponti
docente di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano, collaboratore de
www.lavoce.info
Il Corridoio V dovrebbe collegare Ovest e Est Europa passando per Trieste.
L'impatto del progetto sui traffici di lunga distanza è scarso. Eppure,
ogni ipotesi alternativa è vista come un tentativo di isolare l'Italia.
Perchè dietro i nazionalismi si nasconde il timore di perdere i finanziamenti
europei per le infrastrutture. Sarebbe però piu' efficace sostenere le nostre
richieste con analisi economiche serie e non con motivazioni geopolitiche
peregrine.
Lo sviluppo di infrastrutture di trasporto "degne di questo nome" nella
Unione europea è considerato strategico in termini funzionali, per sviluppare
cioè efficienti catene di trasporto per le imprese e i consumatori. In presenza
dei vincoli di Maastricht (1991), si tende anche ad assegnare una funzione
anticongiunturale alla realizzazione dei grandiosi investimenti
infrastrutturali e tecnologici necessari ad aumentare la capacità e ad
adeguare gli standard di sicurezza e ambientali dell’insieme dei sistemi di
trasporto della Unione europea.
Le difficoltà incontrate nella realizzazione dei quattordici progetti di
Rete transeuropea (Ten,
Transeuro-pean network) individuati come prioritari nella
conferenza dei Capi di governo della Ue (Essen, 1994) sono
rimaste sostanzialmente irrisolte (per non dire amplificate per quanto riguarda
le effettive capacità di finan-ziamento) nello sviluppo della decina di
corridoi multi-modali individuati dalla
conferenza pan-europea di Helsinki (1997) in contemporanea con
l’avvio del processo di allargamento della Unione ad Est.
Senza entrare in questa sede nel merito del ruolo dell’Unione europea a
supporto degli investimenti nei trasporti in assenza di capacità di prelievo e
spesa (tutte saldamente in mano agli stati membri), quanto segue analizza il
concetto stesso di corridoio applicato al Corridoio V di Helsinki,
originalmente concepito per collegare Trieste-Lubiana-Budapest-Leopoli (con
diramazioni Rijeka, e Ploce) e poi progressivamente trasformatosi in "corridoio
Lisbona Kiev".
La nozione di corridoio
La nozione di corridoio è assolutamente ragionevole al fine di garantire che le
scelte di investimento dei diversi Paesi interessati siano coerenti (per
esempio, per evitare che un Paese costruisca una ferrovia verso un valico
mentre il Paese confinante realizza un’autostrada). Detto questo, i "corridoi"
non hanno in sé senso funzionale. Infatti i traffici che li interessano sono per
il 95 per cento interni ai Paesi coinvolti, quindi non transfrontalieri.
I problemi eventuali dei traffici di lunga distanza sono in grandissima parte
generati dalla congestione sulle reti regionali (il passante di Mestre nel caso
del Corridoio V) e dunque la loro soluzione passa per miglioramenti nelle reti
regionali. Ma i traffici di transito non giustificano di per se stessi
investimenti "interni" ai singoli Paesi.
Perché i traffici "di lunga distanza", che motiverebbero il concetto di
corridoio, sono particolarmente irrilevanti sull’asse Lisbona-Kiev? Proviamo a
elencarne analiticamente le ragioni.
Il traffico passeggeri di lunga distanza, oltre che essere esiguo
rispetto ai movimenti interni a un Paese o a una regione, si muove e si muoverà
in aereo. Oltre i 500 km neppure le ferrovie ad alta velocità sono
competitive con l’aereo, soprattutto in un contesto liberalizzato, cioè con
tariffe "low cost" e non più con le attuali tariffe delle iperprotette
compagnie di bandiera che ancora dominano l’offerta per questo tipo di utenza.
I traffici merci di lunga distanza sono anch’essi esigui e tali
rimarranno: il Portogallo e l’Ucraina avranno comunque scambi modesti in
volume. Per questo traffico la ferrovia è la soluzione ideale (anche per
ragioni ambientali). Ma per i servizi ferroviari merci la velocità non è un
requisito (si veda il successo delle ferrovie statunitensi, con velocità
commerciali di trenta km/h). Gli itinerari possono essere i più svariati e i
costi aumentano in modo non proporzionale alla distanza. Inoltre, sull’asse
Lisbona-Kiev l’alternativa marittima è fortemente competitiva a quella
ferroviaria.
I traffici "di breve distanza" cioè "transfrontalieri" sulla intera
estensione di un corridoio sono certo molto più consistenti. Ma ciò costituisce
proprio la smentita funzionale del corridoio. Sono traffici consistenti tra ogni
coppia di Paesi, in ogni direzione: per l’Italia anzi dominano i
traffici nord-sud, ortogonali a quelli del Corridoio V. Meglio sarebbe quindi
considerare l’opportunità di realizzare "maglie" europee imperniate sui
singoli Paesi, anziché su "corridoi".
Fondi europei e infrastrutture italiane
Ma allora perché questo furore nazionalistico, perché paventare
un’alternativa di corridoio a nord delle Alpi come una barriera in grado di
isolare l’Italia dall’Europa?
La ragione è semplicissima, e ha a che vedere con il timore che vengano meno i fondi
europei per gli investimenti italiani nel corridoio, specificatamente
per il nuovo valico ferroviario del Fréjus (per il quale i francesi
hanno emesso recentemente una valutazione di scarsa priorità) e per la linea
alta velocità Torino-Trieste, cioè per infrastrutture che interessano
tutt’al più noi, non certo gli scambi Lisbona-Kiev.
Non è una motivazione ignobile. Tuttavia, sarebbe assai più efficace dimostrare
la validità delle infrastrutture che ci interessano (qualsiasi ne sia
l’orientamento geografico) con accurate analisi economiche e finanziarie,
e richiedere che le scelte europee siano basate su queste. Esistono, tra
l’altro, solidi modelli di previsione di traffico per l’"Europa estesa a
Est", che consentono valutazioni non arbitrarie delle priorità
infrastrutturali.
Altrimenti, c’è da chiedersi perché limitare il corridoio alla provinciale
dimensione europea? Non è più efficace parlare di un corridoio Lisbona-Pechino?
In termini funzionali, i contenuti non sarebbero molto diversi.
Articolo gentilmente concesso da “La Voce” rivista on-line
www.lavoce.info
Per saperne di più:
il Parlamento italiano l'anno scorso ha
ratificato l'accordo tra Governo italiano e Governo francese per la
realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione fondamentale per
la realizzazione del corridoio V. Il 26 marzo il Governo ha dato
l'annuncio che "un primo tratto italiano della linea ferroviaria ad alta
velocita' Torino-Lione avra' presto il suo via libera con l'apertura della
galleria di Venause, ultimo paese della Val di Susa".
visitate il sito dell' Unione
Europea attività trasporti, dove si trova anche un link al Libro bianco
con gli ultimi
orientamenti sulla politica dei trasporti
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