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La Valle di Susa nel contesto del traffico merci alpino
il progetto ALPETUNNEL e le sue prospettive
Studio commissionato
dalla Comunita’ Montana Bassa Valle di Susa e Val Cenischia
Riassumiamo in modo sintetico i punti essenziali del rapporto. La versione
ridotta dello studio è scaricabile qui
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Qualsiasi studio come quello di Alpetunnel dovrebbe basarsi su dati oggettivi e
indiscutibili. Ma allora come mai i dati sulle quantità delle merci esportate
dall’Italia non sono considerati del tutto affidabili dalla relazione De
Bernardi?
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Venticinque anni fa fu realizzata una prima indagine sulle necessità di
traffico della Linea Torino Modane, si realizzò il raddoppio in alta valle
della linea ma le merci oggi trasportate raggiungono i 10 milioni di tonnellate
e non i 15 milioni anno come previsto per il 1990. La potenzialità residua
della linea storica una volta ammodernata sarebbe di oltre cento treni giorno!
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Per rendere plausibile economicamente lo studio Alpetunnel viene prospettata
l’introduzione ex novo di una tassa sui traffici alpini stradali di circa
200.000 lire per autotreno.
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I calcoli di Alpetunnel vengono realizzati dando per scontato che i nuovi
traffici provenienti dall’Europa dell’ovest, Benelux e Inghilterra prendano
necessariamente la via del nuovo tunnel, tutto ciò mentre la distanza da
percorrere utilizzando il Sempione e altri valichi sarebbe più corta.
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Si identifica come enorme la massa di merci che passano da Ventimiglia ma si
trova la soluzione di questo problema non potenziando quella linea ferroviaria
oggi inutilizzata, ma spostando i flussi di merci sulla nuova eventuale linea
da realizzare in Valle di Susa. L’assegnazione dei flussi è realizzata a
livello teorico ma nessun vettore sarà tenuto a rispettarla in quanto saranno
solo i tempi di percorrenza ed i costi a definire la domanda.
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Non si dimostra assolutamente che la linea storica valsusina sia satura, né si
prende in considerazione il suo miglioramento e nemmeno si valuta la
sostenibilità ambientale di una nuova linea in valle, al contrario, lo studio
Alpetunnel tradisce l’opzione di una strategia di concentrazione dei traffici
su poche direttrici a scapito della sicurezza e del mantenimento dei
collegamenti ferroviari minori.
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La fantastica propaganda sulle tre ore da Torino a Parigi dei treni passeggeri
viene minuziosamente smontata, si tratterebbe di 4/4,30 ore, si dimostra che la
massima capacità del nuovo tunnel sarebbe pari a 125 milioni di tonnellate
annue, cioè 3 volte la quantità di merci che le ferrovie oggi trasportano
attraverso tutto l’arco alpino, vale dire un’opera ciclopica ed inutile.
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Ancora, le valutazioni degli esperti incaricati dalla Comunità Montana circa lo
studio di Alpetunnel dimostrano che le merci sulla nuova linea viaggerebbero
alla non esaltante velocità media di 60 km orari, che i camion caricati sulle
navette impiegherebbero per lo stesso percorso tra Italia e Francia 160 minuti
anziché i 90 minuti che impiegano oggi percorrendo l’autostrada.
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Si dimostra inoltre la necessità evidente di realizzare dei terminali di salita
e discesa per eventuali navette con autoarticolati più vicino possibile alle
frontiere e quindi nella zona di Bruzolo sul versante italiano.
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Nessuna notizia trapela sulle linee di collegamento necessarie per far
funzionare la nuova eventuale linea in valle, né sul problema dei nodi urbani,
né se ne valutano i costi. Inoltre la valutazione del tunnel non è stata
effettuata su più alternative ma solo sulla variante A, quella da Alpignano a
Venaus, con o senza autostrada ferroviaria.
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Inoltre Alpetunnel calcola i costi per km delle merci trasportate sulla base
dei costi attuali dei mezzi che percorrono le autostrade, si parte cioè
dall’assunto che i trasporti non paghino i propri costi, neppure a livello
infrastrutturale.
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Infine il livello assoluto della domanda che viene tempo per tempo individuato
ha come fondamento il fatto che ad ogni crescita dell’economia si espandano
proporzionalmente le quantità di merci trasportate secondo un rapporto che si è
verificato in un periodo di boom dei trasporti avvenuto tra gli anni 70 e 90.
Le statistiche di questi ultimi anni ci dicono che quel rapporto è
probabilmente irripetibile, che il peso unitario della merci diminuisce, e che
il trasporto marittimo sta prendendo quote sempre più importanti.
Una sintesi dello studio è stata realizzata su richiesta delle Associazioni Valsusine:
Legambiente Circolo Valle di Susa, Pro Natura Valle Susa, Associazione Habitat,
Gruppo Pace Valsusa, Comitato popolare contro il TAV e di molti semplici
cittadini che vogliono saperne di più.
Il documento originale può essere inviato via e-mail a richiesta.
Val della Torre, gennaio 2003
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