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IL "RISCHIO AMIANTO"
febbraio 2004
L'amianto (o asbesto) è un materiale causa o concausa di asbestosi, di cancro
ai polmoni e di mesoteliomi, per le caratteristiche immunodepressive legate
alla struttura fisica delle sue fibre, una sorta di sottilissimi spilli che,
una volta respirati, si fissano negli alveoli polmonari.
Il nostro paese è stato un grande produttore di amianto, utilizzato
nella produzione di cemento-amianto (Eternit) (per la coibentazione di
edifici e per le tettoie), per la coibentazione delle carrozze
ferroviarie, delle navi, delle caldaie e per gli impianti di distribuzione del
vapore.
L’amianto ha mietuto e mieterà decine di migliaia di vite umane, in massima
parte lavoratori; le stime dell’Ispesl (non dell’Associazione Esposti Amianto)
parlano di altri 15000 morti, solo per il mesotelioma pleurico, nei prossimi 15
anni ed il picco è atteso intorno al 2017; se si aggiungono i casi di cancro
polmonare e l’altrettanto mortale asbestosi, si arriva a numeri da ecatombe.
Non esiste una "soglia" di sicurezza al di sotto della quale il rischio di
cancro sia nullo: ogni esposizione all'amianto produce un rischio di cancro.
"L'esposizione a qualunque tipo di fibra e a qualunque grado di
concentrazione in aria va pertanto evitata" (Organizzazione Mondiale della
Sanità, 1986).
Il mesotelioma pleurico è una neoplasia maligna specificamente
legata all’esposizione ad asbesto, estremamente invasiva e generalmente fatale
in breve tempo (12-24 mesi dalla diagnosi), che può colpire le membrane
sierose di rivestimento dei polmoni (pleura) e degli organi addominali
(peritoneo).
I sintomi del mesotelioma sono legati ad una compressione dei visceri che sono
a contatto con la massa tumorale; in genere il primo segno nelle forme
toraciche è costituito da un versamento pleurico, spesso emorragico, con rapide
recidive, con affanno, tosse stizzosa e comparsa insistente di alcune linee di
febbre.
Il decorso dei mesoteliomi è quasi sempre molto rapido, accompagnato da un
progressivo deterioramento delle condizioni generali.
La sopravvivenza è in genere inferiore a due anni dalla scoperta del tumore e,
specialmente in soggetti giovani, può limitarsi a soli sei mesi.
Non sono ancora state individuate terapie efficaci.
I mesoteliomi rappresentano il 15% dei tumori che colpiscono persone affette da
asbestosi, l'individuazione di un mesotelioma deve pertanto sempre far
sospettare un'esposizione ad asbesto. La sua insorgenza non è dose-correlata,
potendosi manifestare anche a seguito di esposizioni molto basse, dopo un lungo
periodo di latenza (da 10 a 40 anni). Il periodo di latenza è il tempo
che intercorre tra l'esposizione ad amianto e la comparsa della malattia.
Nonostante in Italia l’impiego dell’amianto sia cessato, a seguito della legge
257/1992, i dati recenti documentano un progressivo incremento delle neoplasie
da asbesto, con un’incidenza maggiore dei mesoteliomi rispetto alle altre forme
tumorali.
Sono stati descritti casi di mesotelioma in persone residenti intorno a miniere
di asbesto o nelle città sede di insediamenti industriali con lavorazioni
dell'amianto, in familiari venuti in contatto con le polveri accumulatesi sulle
tute di lavoratori direttamente esposti.
Nel 1991, l’Accademia delle Scienze di New York ha pubblicato uno studio sulle
malattie da amianto, in cui vengono evidenziati i mesoteliomi degli insegnanti
di alcune scuole americane, inquinate da amianto. Sempre nel 1991, è stato
segnalato, su una rivista oncologica italiana, un caso di mesotelioma pleurico
in un barbiere, per esposizione indiretta ad amianto, proveniente dai capelli
degli operai impiegati in una vicina azienda di cemento-amianto in Emilia.
L'esistenza di mesoteliomi anche in persone non esposte professionalmente
conferma che possono essere pericolose anche esposizioni a basse concentrazioni
di asbesto.
La presenza di amianto in un ambiente è un problema serio che non deve essere
sottovalutato. Sicuramente non è un problema che si risolve evitando di
parlarne.
Non dimentichiamo che la Città di Torino, con il Regolamento per le industrie
insalubri del 1907 (sic! 1907, quasi cento anni fa), segnalò le norme di buona
tecnica necessarie per evitare la liberazione della polvere nel corso delle
lavorazioni (isolamento delle lavorazioni polverose, umidificazione e
aspirazione localizzata) e venne consigliata, in caso di insufficiente
aspirazione, l’adozione di mezzi di protezione individuale (maschere),
segna-lando il beneficio, in termini di allungamento dell’attesa di vita, nel
caso di osservanza delle suddette norme.
Venne inoltre segnalata l’importanza di tenere separati gli abiti civili dalle
tute indossate sul lavoro e venne sottolineata la possibilità di inquinamento
da polveri industriali degli ambienti di vita.
Tutte queste indicazioni furono da esempio per documenti analoghi proposti
successivamente da altre amministrazioni.
Dott. Roberto Topino
Specialista in Medicina del Lavoro
CDPR - INAIL
Per passare da una presentazione generale del problema alla nostra situazione reale, pubblichiamo due documenti relativi al
percorso del TAV.
Scavi in galleria con amianto (estratto dal "progetto preliminare nodo urbano di torino")
Università di Siena - Progetto Ferroviario Torino (estratto)
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