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L'incendio boschivo ha origine da cause che si possono raggruppare in due grandi categorie:
le cause naturali e quelle umane.
Alle prime si possono ricondurre i fulmini, che possono
provocare incendi dove si verifi- cano temporali senza precipitazioni (fatto comune in alcune
zone dell'America ma non da noi), e l'autocombustione (fenomeno che nel nostro clima è
praticamente impossibile).
Le cause umane, che sono le più comuni, vengono suddivise in
colpose, come la distrazione, la negligenza e l'imprudenza; e dolose o volontarie.
Fanno parte di quest'ultimo gruppo anche gli incendi causati senza intenzioni delittuose come
quelli appiccati per ripulire o, come erroneamente si crede, migliorare il pascolo.
Il dolo per scopi speculativi è stato parzialmente sconfitto dalla
legge n° 47 del 1 marzo 1975 che vieta di variare la destinazione economica del bosco percorso
dal fuoco.
Da alcuni autori sono ascritte alla categoria degli incendi dolosi anche le cause riconducibili
a persone disoccupate che pensano di trovare lavoro in cantieri di rimboschimento; a vendette
mafiose o personali; a proprietari di terreni che mirano all'ottenimento di contributi e a
volontari retribuiti che incendiano per guadagnare.
Le cause sopra scritte agiscono su fattori predisponenti che favoriscono o meno l'inizio e lo
sviluppo dell'incendio. Tra queste assumono particolare importanza: il clima, le caratte- sristiche
forestali, le specie arboree presenti, l'altitudine (il maggior numero di incendi si verifica
tra i 400 ed i 1000 metri d'altitudine) e la quantità di biomassa bruciabile (elevata
dalla trascuratezza della cura del sottobosco).
Da dati statistici riguardanti l'area piemontese apprendiamo che il periodo in cui si verifica
il maggior numero di incendi boschivi corrisponde ai mesi invernali e primaverili, con la punta
massima nel mese di marzo. A riprova di quanto scritto basti ricordare l'ultimo incendio di vaste
proporzioni che ha colpito Val della Torre il 14 marzo 1992.
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