Ascoltavo note d’acqua
per quietare la tensione
d’una corsa a batticuore.

Lo inseguiva un muro d’ombra;
come fuoco la ferita
nella fuga senza tregua.

Sulle rive di un ruscello
le due corse incrociammo.

Punto fermo in mezzo al cielo
gli occhi suoi fieri e decisi;
sulle corde del mio cuore
quegli zoccoli tremanti.
Esitò e voltò il capo
alla coppa delle mani
che gli offrivano un po’d’acqua.

Sulle rive di un ruscello
sale a arsura sulle labbra.
Nodo fermo nella gola
il mio cuore in quello sguardo.

Chinai il capo e me ne andai.
E sul palmo delle mani
lento scivolò il sudore.

Udii appena il suo respiro
nel silenzio alle mie spalle.
Fu nel gioco di un momento
che il suo capo mi sfiorò
e la mano io posai
sulla schiena sua selvaggia.
Lo trattenni con le dita,
ma di lui solo rimase
il mio palmo semiaperto
ed un ramo di germogli
ondeggiare senza vento.

Non restò che il vociare
di lontani cacciatori
e…un latrato senza meta
e…colpi sordi di fucili.

Torno in riva al ruscello,
con la coppa delle mani
un po’ d’acqua porto al volto.