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	Il seguente brano è tratto dal volume “Portìa 1870 – 1993” di Ezio Capello 
	(Edizioni Arti Grafiche San Rocco, Grugliasco – TO, 1993).  Un bel libro 
	di cui mi permetto di consigliare la lettura a chi non l’avesse ancora fatto.
Capitolo: "Un matrimonio del tempo di guerra". 
 
Pagina 68,  siamo nel novembre 1944 : 
	 
	In quegli anni tutto era più complicato di adesso e molte cose che ora non ci 
	sogneremmo nemmeno di fare, allora facevano parte del “tran tran” quotidiano.
	 
	Il fatto di essere in guerra, ma soprattutto la presenza dei tedeschi e dei 
	fascisti, poneva grossi ostacoli alla libertà di spostamento delle persone.
	 
	Qualunque cosa, anche la più semplice, poteva comportare un certo rischio, per 
	cui era meglio agire, se non proprio di nascosto, almeno in modo da non dare 
	troppo nell’occhio.
	 
	Le spie erano dappertutto e bastava davvero poco per ritrovarsi in mezzo ai 
	guai. Per questo la “quasi sposina”, protagonista di questa vicenda, aveva 
	dovuto alzarsi in piena notte, attraversare il Colle Portìa prima ancora che 
	spuntasse l’alba, in modo da arrivare a Val della Torre quando in giro per il 
	paese c’era ancora nessuno.
 
Pagina 70, dalla testimonianza della sposa, raccolta dall’autore, apprendiamo: 
	 
	 La “Portìa”, di notte, l’avevo già fatta altre volte durante la guerra. 
	Quando venivamo a Val della Torre a fare la spesa, preferivamo tornare indietro 
	col buio, perché di giorno, se c’erano i tedeschi su per la valle, potevano 
	vederci e correvamo il pericolo di farci prendere a cannonate…
	 
	Ma quella volta ricordo che mi ha fatto uno strano effetto. Guardando in giù, 
	dal colle, la valle era tutta buia… Sembrava che non ci fossero più le case. 
	Non si vedeva nemmeno una luce, niente… Che tristezza!
	 
	Purtroppo era colpa dell’oscuramento. […] Guai se qualcuno dimenticava una luce 
	accesa, oppure se aveva una finestra illuminata! I fascisti erano anche capaci 
	di metterlo al muro… […]
 
La verità è che ero preoccupata per mio marito. Avevo paura che qualcuno 
	vedesse che era in paese e andasse a fare la spia.. […] Il fatto è che il 
	giorno prima, in paese, dicevano che i tedeschi stavano per venire a fare uno 
	dei loro rastrellamenti, e tutti noi avevamo paura che arrivassero proprio 
	mentre noi ci stavamo sposando… […]
 
Sul portone della parrocchia, Don Bosco, il parroco di Val della Torre, ci 
	aspettava insieme allo sposo. Le prime parole che ci ha detto sono state 
	queste: “Figlioli, facciamo solo in fretta a celebrare ‘sto matrimonio, perché, 
	forse, stanno per arrivare i tedeschi…”.
	 
	Infatti, appena finita la cerimonia, abbiamo sentito rumore di spari. Venivano 
	dalla parte di Brione . 
  
	 
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