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Il percorso di salita
Seguendo per un primo tratto il sentiero segnalato con VDT2, dalla località
Mulino di Punta (m.547) si giunge alle sorgenti di Fontanabruna (m.920) site
poco sopra Case Fontanabruna (m.841) nei pressi della zona detta Menzinat.
Qui, una rigogliosa pineta e alcune pietraie fanno da corona alla sorgente
da cui sgorga copiosamente acqua fresca e cristallina utilizzata per
l’acquedotto locale. Poco oltre, dopo circa un’ora e 20 minuti di cammino,
oltrepassato il vallone del torrente Magnacrosta, si lascia il sentiero VDT2 per
proseguire, a destra salendo, con il VDT3. Il sentiero, ricco di tornanti (c’è
chi li ha contati e dice che sono 21), tocca l’Alpe della Lunella Nuova (m.1380)
i cui caseggiati, risalenti al periodo della seconda guerra mondiale, furono
usati come stalla sino agli anni ’60.
Un altro breve tratto in leggera discesa conduce all’Alpe della Lunella
Vecchia (m.1350), ubicata proprio sotto il Colle della Lunella. Le costruzioni
di quest’alpeggio furono erette nel XIX° secolo e utilizzate, sino agli anni
’60, come ricovero e stalla, durante la bella stagione, dai montanari
valtorresi. Ancora 24 metri di dislivello ed eccoci sul Colle della Lunella
(m.1374) dopo circa 3 ore di cammino tra boschi, pietraie e radure alpine. Il
panorama dall’ampio colle spazia su tutta la conca valtorrese per giungere sino
alle valli cuneesi evidenziate dall’inconfondibile sagoma del Mon Viso. Il
versante opposto si apre sul sottostante territorio di Col San Giovanni nella
Val di Viù e, proprio di fronte, oltre la valle, si erge ben visibile l’Uja di
Calcante (m.1614) con il suo roccioso versante sud che conferisce a questo monte
un aspetto impervio e severo.
Il percorso sinora effettuato ricalca una delle più importanti vie di
comunicazione tra le Valli di Lanzo e Val della Torre, nonché verso i centri
urbani di maggiori dimensioni localizzati in fondovalle, come apprendiamo dagli
scritti dei fratelli Giovanni e Pasquale Milone.
Lasciamo ora la via principale, che scende in Val di Viù, e proseguiamo sul
sentiero che s’inerpica sulla cresta spartiacque alla nostra destra salendo.
Alle nostre spalle abbiamo ora Il Pilone (m.1470), che separa il colle da quello
della Portia (m.1328). Come tutti i sentieri in cresta anche questo offre
notevoli scorci panoramici e, in circa 45 minuti, ci porta in vetta al Monte
Colombano (m.1658). Dalla sommità la visuale spazia per 360° e, condizioni meteo
permettendo, ci ripaga della fatica sofferta.
Il tragitto totale ci ha fatto superare 1100 metri di dislivello in un tempo
di salita pari a circa 3 ore e 45 minuti. Per chi volesse camminare un po’ meno
è possibile raggiungere in auto la borgata Ciaine (m.672) e percorrere un tratto
del sentiero che costeggia il torrente Magnacrosta sulla destra orografica.
Svoltare quindi a destra sul sentiero VDT10 e raggiungere il sentiero VDT2 poco
oltre Case Fontanabruna. Rammento però a queste persone che soltanto qualche
decennio fa gli escursionisti torinesi raggiungevano Mulino di Punta in
bicicletta, salivano al Colombano, discendevano e ritornavano a casa con lo
stesso mezzo, cioè la bicicletta!!!.
Giovanni Visetti
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