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trofeo 1989 Danni arrecati alla vegetazione

I cinghiali stanno creando preoccupazione per i danni arrecati alla vegetazione spontanea e coltivata. L’acuirsi di queste problematiche è coinciso con l’introduzione della sottospecie centro europea che presenta individui più grandi ed esigenti di quelli della sottospecie maremmana o mediterranea.
Le zone a vegetazione spontanea vengono ruspate dai cinghiali in cerca di radici o di piccoli animali. Questa attività lascia il terreno solcato in modo non profondo ma esteso e provoca la morte del manto erboso le cui radici si disseccano esposte all’aria.

Lo scavo sistematico di zone estese provoca il diffondersi di piante infestanti che, approfittando della crisi del manto erboso, colonizzano il terreno esautorando le essenze prative.
terreno ruspato I danni alle colture sono rilevanti ed il costo degli indennizzi grava sul bilancio pubblico senza soddisfare chi ha subito il danno.
Negli appezzamenti di terreno adibiti a fienagione, lo scavo da parte dei cinghiali, impedisce, o rende problematico, l’uso della motofalciatrice poiché la lama della stessa urta il terreno rovesciato danneggiandosi. I terreni coltivati vengono saccheggiati dai cinghiali arrecando seri danni ai contadini. I campi di cereali (grano, avena, ecc.) vengono danneggiati, oltre che dal prelievo, anche dalla rottura delle piante causata dall’animale con la parte mobile del muso detta grifo.

Una vera ghiottoneria per il cinghiale è il grano turco (mais) i cui campi sono devastati dall’irruenza degli animali che, con furbizia, razziano seguendo i solchi tra una fila e l’altra di piante seminate.
Tipica coltura montana è la patata e, manco a dirlo, anch’essa è fatta segno delle attenzioni del cinghiale. Scavando con il muso l’animale dissotterra i tuberi di cui si nutre e lascia scoperta una certa quantità di patate che, esposte alla luce, restano danneggiate perdendo ogni valore commerciale.
Per alcuni montanari la raccolta delle castagne è una fonte di reddito utile e non indifferente, quindi, il prelievo da parte dei cinghiali di una frazione considerevole del raccolto, arreca un danno economico alle piccole strutture agricole montane che, sommato alla raccolta indiscriminata svolta dai turisti (se così si possono chiamare!), vanifica un’intera annata di raccolta.
Ai danni sopra scritti bisogna aggiungerne altri di carattere indiretto, come l’abitudine dei cinghiali di rotolarsi al suolo ed il calpestio. Questi comportamenti non sono meno dannosi del prelievo diretto di cibo, in quanto compromettono seriamente la produttività del terreno.

Come difesa indiretta dalle razzie dei cinghiali vengono usati, in alcuni appezzamenti di terreno, dei cannoncini ad aria compressa che, a distanza di alcuni minuti, provocano un violento scoppio causato dalla veloce apertura della camera contenente il gas compresso. Il boato, simile ad uno sparo, spaventa gli animali del circondario sino a quando essi stessi si abituano alla ciclicità degli spari come se fossero un evento normale per quella zona.

Diffusione di malattie
I cinghiali, specie se in soprannumero rispetto al territorio, possono essere vettori di malattie come la tubercolosi bovina e l’ afta epizootica.
Queste malattie hanno una seria rilevanza nell’ambito degli allevamenti zootecnici e possono causare notevoli danni economici agli allevatori. E’ bene quindi provvedere alla vaccinazione dei capi allevati e mantenere una corretta igiene onde evitare il contagio.

Giovanni VISETTI
g.visetti@valdellatorre.it

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